Società
Lettera aperta delle Operatrici dei Servizi Case delle donne presenti sul territorio altoatesino
26/09/2021
Le Operatrici dei Servizi Case delle donne presenti sul territorio altoatesino in base alla legge provinciale 10/89 e che da diversi anni si sono riunite in una Rete basata sul sapere maturato negli ultimi 30 anni sul territorio ritengono di fondamentale importanza fare alcune osservazioni, di seguito una lettera aperta.
.... in merito alla proposta del disegno di legge “Interventi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e sostegno alle donne e ai/alle loro figli/e”, approvata dalla Giunta provinciale il 7 settembre dopo un lungo percorso al quale abbiamo partecipato volentieri e con convinzione fino a un certo punto (dicembre 2020), dopo il quale le nostre richieste e i nostri dubbi non sono più stati presi in considerazione e, come constatiamo ora che la bozza è diventata disegno di legge e ci è stata recapitata come tale in via ufficiale, NON sono state accolte. Premettiamo che i prossimi passaggi saranno la discussione in Commissione e poi in Consiglio provinciale, per essere trasformata in legge quanto prima.
Ma partiamo con ordine: Successivamente all’elaborazione della bozza di legge (2019-2020), a cui alcune esperte dei servizi Case delle donne hanno partecipato fino all’inizio del 2021, è stata presentata una versione che introduceva alcune modifiche - modifiche che riteniamo assolutamente inopportune, anzi pericolose, e che non seguono le indicazioni internazionali di intervento a favore delle donne e i/le loro figli e figli che subiscono violenza maschile. Quando in primavera abbiamo visto una prima bozza abbiamo chiesto delucidazioni all’Assessora Deeg che ci ha risposto un mese dopo con una mail gentile, ma senza contenuto in quanto non ha né spiegato le novità né risposto alle nostre perplessità. La principale critica era riferita agli articoli 7 e 8.
Il nostro concetto è questo: Il focus dei centri antiviolenza è il sostegno alle donne e ai loro figli e alle loro figlie, attraverso ascolto senza giudizio, garanzia di anonimato, protezione e sicurezza, in un’ottica di genere che mette al centro le donne e i loro bisogni e desideri.
Tali principi crediamo vengano meno quando nella bozza di legge all’articolo 7 si parla di “Sportello territoriale”. Sappiamo che quando le donne raccontano la loro situazione di violenza hanno il bisogno, e il diritto, di avere risposte competenti e adeguate. I servizi Casa delle donne sono strutturati in modo che la donna abbia 24 ore su 24 la possibilità di avere un ascolto e un intervento immediato, agito da donne esperte e preparate ad accogliere il racconto e a fare la valutazione del rischio. Garanzie supportate anche dalla richiesta della provincia stessa che tali servizi siano accreditati.
Riteniamo quindi fortemente rischioso per la vita delle donne stesse il passaggio attraverso uno sportello che non può garantire questi principi e che nulla aggiunge ad una azione informativa che dovrebbe essere già svolta dai distretti sociali presso le Comunità Comprensoriali, dalle forze dell’ordine e dai servizi sanitari.
Sottolineiamo inoltre come la Convenzione di Istanbul (ratificata dall’Italia ben nel 2013 e spesso tematizzata, ma tuttora non completamente attuata in Alto Adige) indichi i centri antiviolenza come i luoghi di coordinamento e di riferimento per affrontare e intervenire non solo sulle singole situazioni, ma anche in un’ottica di prevenzione e collaborazione, ovvero di lavoro di rete. Pertanto risulta assolutamente inadeguata la proposta di coordinamento delle reti territoriali da parte della referente dello sportello territoriale, come previsto dall’articolo 8.
Inoltre, il ruolo della Giunta Provinciale nel disegno di legge appare in alcuni punti decontestualizzato, poiché vengono affidate ad un organo politico competenze di tipo tecnico come “la modalità di funzionamento” del tavolo di coordinamento e dei tavoli tematici.
Non ci piace dover ora criticare “da fuori”, avremmo preferito dare una svolta positiva alla situazione scrivendo fino in fondo questa nuova legge insieme, mettendo a frutto le nostre competenze ed esperienze. Siamo fermamente convinte che questa legge sia un’occasione di ulteriore sviluppo in tema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e che la Provincia si mobiliterà per garantire il proseguo di un discorso iniziato alla fine degli anni ‘80 che ha visto la società civile prendere coscienza della gravità di una realtà quotidiana, anche attraverso i movimenti delle donne ancora presenti sul territorio, di cui la politica si fece carico attraverso la legge 10/89. Cifre alla mano, la situazione per le donne è ancora difficile. E questo è un eufemismo.
Speriamo pertanto in una revisione dei punti che abbiamo messo in luce: criticità che andrebbero non solo a rendere vano il lavoro dei centri antiviolenza degli ultimi anni, ma soprattutto andrebbero a peggiorare la situazione per le donne stesse.
Confidiamo in un dialogo proficuo per il bene di tutte le donne che stanno subendo violenza o subiranno violenza in futuro.
Le operatrici dei servizi Casa delle donne della Provincia di Bolzano