Mabel Nilva Barlassina, Umberto I, Argentina
Intervista del 30.01.2021 con l’aiuto di Christine Zwischenbrugger Haller, promotrice del Café delle lingue di Vipiteno
Come sono arrivata qui
Sono arrivata qui per mio marito. Lui era in Argentina per conoscere la Patagonia, il suo sogno da bambino. Già la sua mamma parlava sempre della Patagonia, perché uno dei primi scalatori del Fitz Roy, Cesare Maestri, era proprio del paese della mamma. Anch’io mi trovavo nello stesso periodo a visitare i famosi ghiacciai in fondo alla Patagonia, 3000 km distanti dalla mia città d’origine. Dato che lui era rimasto da solo a fare il viaggio e parlava poco lo spagnolo, l’ho aiutato con la lingua. Così siamo diventati amici e mi ha invitata a venire in Alto Adige, era il 2002. Allora io vivevo a Rosario, una città di più di 1 milione di abitanti, però sono nata e cresciuta in un paese più piccolo, che si chiama Umberto I, in onore del re d’Italia. È stato fondato da immigranti piemontesi, friulani e lombardi. A casa mia tutti parlavano il piemontese, inclusa la nonna e il papà; lo spagnolo lo imparavano a scuola. Ci sono altri paesi fondati da italiani e anche da tedeschi alla fine del 1800, tutti in mezzo alla Pampa argentina. E’ nella nostra natura voler conoscere le nostre origini, l’Europa. Io approfittai di un viaggio di gemellaggio per venire in Italia, e a Vipiteno, dove viveva lui. Stavamo molto bene insieme, siamo diventati una coppia e abbiamo scelto di vivere qui. Che sorpresa quando in inverno ho visto che si doveva sempre pulire la macchina dal ghiaccio e tutto il piazzale dalla neve! Camminando sui marciapiedi ricoperti di ghiaccio sono caduta un paio di volte. Dopo un po’ mi sono abituata al freddo e mi sono veramente innamorata di questo posto. Per me è il posto più bello del mondo. All’inizio, dopo che ci siamo sposati, tutto era nuovo per me, con l’aiuto di mio maritozzo dovuto imparare molto. Ero da sola durante il giorno, perché lui lavorava fino a tardi. Per me era un dramma con la lingua, facevo molta fatica e succedevano delle situazioni imbarazzanti. Avevo già fatto un corso d’italiano in Argentina, ma una cosa è fare un corso per capire un po’, un’altra è la vita quotidiana. Mi occupavo della casa e non avendo bambini, non vedevo nessuno e il mio problema era: con chi parlo? Andavo a fare piccoli acquisti ed esercitavo il mio italiano nel vedere qualcuno. Dopo un po ho fatto amicizia tramite mio marito e ho fatto un corso di tedesco. Volevo parlare con la gente.
Ho fatto il corso di tedesco nel 2004 e ho conosciuto una donna con la quale potevo parlare lo spagnolo. Lei mi ha parlato di Christine, referente dei corsi di tedesco! Lei è stata importante per me, per la mia integrazione! Con lei ho fatto altri corsi, ho frequentato “la Banca del tempo”, il “Cafè delle Lingue”, ma soprattutto ho conosciuto altre persone cominciando a fare nuove amicizie e a sentirmi maggiormente integrata. Ecco questo è stato l’inizio.
Come sto qui
Sto bene qui, sono qui da 18 anni. Il mio posto nel mondo è questo devo dire. L’anno scorso, a causa della pandemia, sono rimasta bloccata per 6 mesi in Argentina e lì ho capito che casa mia ormai era diventata Vipiteno.
Non è stato facile all’inizio, perché il modo di vivere era diverso, gli spazi sono più piccoli in confronto all’Argentina che ha 3 milioni km² e 40 milioni di abitanti di cui la metà abita a Buenos Aires. Gli spazi privati sono molto più estesi, le case sono unifamiliari, come qui nei paesi. Facevo fatica con tante regole, perché la vita nel mio Paese d’origine è più libera. In realtà, più tardi ho scoperto che queste regole sono molto importanti per una buona convivenza, per aver rispetto dell’ambiente, perché tutto viene curato e si possa vivere in armonia. In Argentina si suona al campanello in ogni momento, spesso la gente va nella casa degli altri, a far visita, a mangiare insieme e subito si è invitati dai vicini che ti offrono un mate, la bevanda tradizionale. Qui la gente è molto riservata, nessuno si intromette nella vita dell’altro, però è molto solidale. Mi va bene che la gente qui sia più prudente nel far entrare qualcuno a casa propria. Colui che arriva dall’estero, deve adattarsi, lo trovo giusto. Dopo aver vissuto in una grande città, qui mi sento sicura, la gente è onesta e non ci sono delinquenti. Tutto funziona bene, quasi tutti lavorano, inoltre la sanità è molto buona. Apprezzo tutto questo. I primi anni ho fatto traduzioni dall’italiano allo spagnolo e ho dato lezioni private di spagnolo e di pianoforte. Per fortuna, quando ancora non c’era la pandemia potevamo viaggiare, conoscere altri luoghi. Normalmente tutti gli anni andavamo in Argentina nel mese di febbraio, quando là è fine estate.
Come immagino il mio futuro
Il mio futuro lo vedo a Vipiteno, possibilmente in salute. Con mio marito approfittiamo sempre per andare in montagna, quando si può, perché ci piace la natura, ci piace andare nelle malghe, andare a raccogliere frutti di bosco, fare giri in bicicletta, godersi la natura, anche d’inverno. Di carattere sono curiosa, aperta e spontanea. Mi è sempre interessato e mi interessa tutt’ora, viaggiare e conoscere diversi modi di vivere, ma sempre tornerò qui.
Com’è vivere qui, cosa serve sapere se si viene qui?
Per primo serve imparare almeno una lingua. Mio marito è di madrelingua italiana e avrei forse dovuto imparare prima il tedesco, perché l’italiano l’avrei appreso automaticamente. Spesso, se parlo in tedesco, mi serve troppo tempo, qui è sempre difficile perché si parla il dialetto, allora cambio e parlo in italiano. Ciò che mi rende felice è che qui c’è una biblioteca, il teatro ed altre attività culturali. Essendo un’assidua frequentatrice della biblioteca, posso leggere libri in italiano, tedesco e inglese. L’inglese l’ho sempre studiato, anche quando facevo l’Università. Io ero analista in sistemi informatici nel Mistero della salute in Argentina. Quando qui all’inizio accendevo il computer non capivo niente. Per poter lavorare per esempio in ospedale, non avrei saputo usare il computer, non sapendo le due lingue. Senza una lingua non puoi integrarti. All’inizio mi è costato abituarmici ma quello che offre il territorio, come paesaggi e attività sportive sia in estate che in inverno mi dà l’opportunità di vivere una vita intensa.