Società
Indagine Astat: Covid-19: opinioni e comportamenti dei cittadini
24/07/2021
Nel mese di maggio 2021 l’Istituto provinciale di statistica ASTAT, in collaborazione scientifica con il Servizio psicologico dell’Ospedale di Bressanone, il Centro di formazione specifica in medicina generale della Claudiana e l’Unità Operativa Governo Clinico dell’Amministrazione provinciale, ha svolto un’indagine campionaria su opinioni e comportamenti dei cittadini relativamente alla pandemia di Covid-19. Un’analoga indagine era stata effettuata nello scorso mese di gennaio.
Il questionario è stato predisposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed è giunto alla terza edizione, dopo quelle di gennaio e marzo/aprile.
A maggio, la quasi totalità delle norme o raccomandazioni è considerata più facile che difficile da seguire. Solo due rinunce si collocano a metà strada tra il facile e il difficile: rinunciare a feste con più di un "estraneo" alla famiglia e non poter uscire dall’Alto Adige.
Forse anche in conseguenza di ciò, il rispetto effettivo delle regole si colloca su frequenze spesso alte, anche se nel complesso non ottimali (in una scala da 1 a 5, nella gran parte dei casi è mediamente intorno al 4). Va peraltro tenuto presente che le cadenze temporali dei diversi comportamenti sono molto differenti. In ogni caso, una delle cose che non sembra esser stata pienamente rispettata è la cautela negli incontri amicali in privato.
Non solo gli altoatesini dichiarano di avere seguito abbastanza le regole, ma oltre la metà non vive tali regole come una sopraffazione. Tre persone su quattro però non vogliono più sentire discussioni su Covid-19 in tv, radio o giornali.
In parallelo con la "voglia di parlar d’altro" la paura di ammalarsi risulta l’ultima delle preoccupazioni; piuttosto si teme di perdere una persona amata e in ogni caso le preoccupazioni, anche quelle economiche, non sono tanto per sé stessi, ma per la società nel complesso.
Soprattutto, si teme che le più danneggiate dai lockdown siano state le fasce più deboli della società e, quindi, che il divario tra ricchi e poveri aumenti, che le piccole imprese falliscano, che tanti perdano il lavoro. L’altra preoccupazione è per le giovani generazioni: le mancate lezioni e la mancata socialità potrebbero avere avuto conseguenze psicologiche.
Al di là delle singole situazioni, colpisce in particolare il livello complessivo di preoccupazione per la fase "post-emergenziale" che risulta essere molto alto.
Quattro altoatesini su cinque hanno almeno un certo interesse per il green-pass.
In parallelo con quanto visto, la probabilità di contagiarsi viene stimata in diminuzione rispetto all’indagine di gennaio. Le variazioni per le domande "quanto è facile seguire le raccomandazioni?" e "quanto gravemente si ammalerebbe se si infettasse?" non sono invece significative. Possiamo quindi dire che non si fa più l’errore di pensare che il virus sia "diventato buono", ma si pensa sia più difficile ammalarsi, probabilmente anche alla luce della campagna vaccinale che a gennaio era appena agli inizi.
Non diminuisce la fiducia nella capacità della Giunta provinciale e dell’Azienda sanitaria di gestire l’emergenza pandemica: i giudizi positivi superano ancora, anche se di poco, quelli negativi. Anche l’accordo con le decisioni prese (compliance) rimane stabile, anzi fa registrare un piccolo aumento, comunque al limite della significatività.
La lingua di compilazione del questionario può essere una buona approssimazione della madrelingua del rispondente, anche se limitatamente a tedesco e italiano.
Rispetto alla facilità di applicazione delle regole si nota che le persone di lingua italiana fanno più difficoltà a non poter uscire dalla provincia, mentre quelle di lingua tedesca soffrono di più la rinuncia o limitazione alle feste private.
Rispetto al Covid-19, gli "italiani" sembrano più spaventati, i "tedeschi" più infastiditi/stressati.
Netta la differenza di fiducia nelle fonti informative su Covid-19, con i "tedeschi" che si collocano su livelli più bassi degli "italiani".
Nettamente diversa anche la situazione rispetto alle paure provate in questa fase della pandemia, tutte più basse tra le persone di lingua tedesca che tra gli "italiani". In particolare, risulta molto bassa (17%) tra i "tedeschi" la paura di ammalarsi.
Dati indagine Astat BZ